Volvo: una storia che trasmette sicurezza
E’ solo nel dopoguerra con la PV 444 che la casa svedese esce dai propri confini nazionali e si presenta al pubblico europeo con una vettura americaneggiante nelle forme.
Già allora il concetto di sicurezza era fondamentale e lo vediamo da due elementi essenziali: il telaio portante (oggi obbligatorio per le vetture in produzione a causa della deformabilità graduale ed all’abitacolo divenuto recentemente indeformabile ottenuto con i materiali e strutture moderni) ed al parabrezza stratificato che in caso di incidente non si frantuma in mille pezzi, ma rimane – anche crepato – tutto d’un pezzo insieme evitando la generazione di schegge che potrebbero ferire gli occupanti.
Altra vettura di grande successo è stata la P 1800, utilizzata anche da Roger Moore dal suo celebre personaggio Simon Templar. Prodotta dal 1961 al 1973, fu soprannominata, grazie alla serie televisiva, ”auto del Santo”.
Con la serie 140 dalla fine degli anni sessanta, Volvo lancia una gamma di vetture per la famiglia che inizia ad essere apprezzata nel vecchio continente ed anche in America.
E’ il trampolino di lancio per i modelli successivi che verranno lanciati negli anni ’70. Le vetture svedesi appaiono sicure, confortevoli, funzionali e spaziose.
Iniziano a diffondersi, anche grazie a questi modelli, le Station Wagon – già conosciute ed apprezzate oltreoceano ed accessibili grazie al portellone posteriore verticale garantendo un’accessibilità al vano di carico incredibile – si tratta di un approccio completamente ribaltato rispetto alle classiche berline.
Dal 1974 al 1993 è l’epoca della serie 200, quella che i cinquantenni italiani ricordano forse maggiormente.
Grande, sviluppata inizialmente come berlina ma poi anche come Station Wagon, era per noi latini forse troppo lenta e “noiosa”, ma contribuì notevolmente a costruire la nomea di sicurezza e solidità che accompagna tutti i prodotti Volvo. Solida, con paraurti giganteschi e ben costruita (i primi modelli avevano già le cinture di sicurezza - nessun altro modello dell’epoca le aveva standard), durava all’infinito, grazie anche alle motorizzazioni tranquille e poco spinte.
Bertone ci disegnò una particolare versione coupè che portava con sé i tratti tipici del designer torinese.
Molto apprezzata è stata anche la serie 700 che in Italia ha avuto successo quasi esclusivamente nella versione 740 Station Wagon che aveva una capienza del bagagliaio incredibile, soprattutto con i sedili posteriori ribaltati.
Divenne storica la versione Polar che portava con sé un allestimento completo ad un prezzo competitivo. Non ci si doveva aggiungere altro, diventò la vettura per gli appassionati del tempo libero e delle famiglie con bambini.
Era anche l’epoca dei primi turbodiesel per vettura (fino al allora erano riservati ai camion), che iniziarono ad avere successo per coloro che utilizzavano le vetture per lavoro e percorrevano tanti chilometri. Le vetture svedesi non erano certo le più brillanti ma erano sicure e molto confortevoli. E duravano.
Il brand Volvo fu associato ad un claim che è tuttora adottato dalla casa madre sotto il logo: “for life” – per tutta la vita.
Con la serie successiva, la 800, vennero persino introdotte versioni sportive e turbobenzina che permisero al marchio di scrollarsi la nomea di vetture esclusivamente lente e tranquille.
La 850-R addirittura montava un propulsore di 2.0 litri 5 cilindri sviluppato in collaborazione con Porsche, con 211 CV. Ne furono prodotti 5.500 esemplari fino al 1996.
Collaborazione con Porsche
Nel 1999 Volvo viene ceduta a Ford che a sua volta la cede nel 2009 al gruppo cinese Geely per 1.8 miliardi di dollari (in contanti).
Oggi il marchio Volvo prospera grazie all’iniezione di investimenti cinese che ha peraltro lasciato al team svedese moltissima indipendenza e libertà d’azione per potersi posizionare definitivamente tra i marchi premium e condividere con il gruppo le tecnologie, motorizzazioni e pianali che portano efficienza e riducono i costi di produzione. Design svedese distinto e nuove tecnologie per la sicurezza sono le bandiere del nuovo corso che trae le sue origini dai successi dei suoi 90 anni di storia.