Vetture elettriche - il futuro arriva ed è dietro l'angolo
Coinvolge il sistema e le sue infrastrutture, i servizi e la loro gestione (la fornitura di elettricità ad una molteplicità di utenti sul territorio e non più in un unico punto fisso come a casa).
Si deve provvedere ad installare una rete di punti di ricarica che una volta si chiamavano benzinai ed ora sono delle colonnine disseminate un po’ dappertutto e che diventeranno l’ossessione dei sindaci delle grandi città. E’ una rivoluzione che parte dalle città dove l’inquinamento, soprattutto d’inverno, è più sentito. Abbiamo visto come in poco tempo le grandi città cinesi hanno vietato i motorini a due/quattro tempi rendendo obbligatori quelli esclusivamente elettrici. Problema imponente, soluzione drastica, ma siamo in oriente.
E nella vecchia Europa qualcosa si muove. Ora l’Olanda sta pensando di bandire le vetture a combustione interna dal 2025 a favore di quelle elettriche o ibride. Questo sarà possibile solo grazie ad una rete di colonnine di ricarica diffuse (peraltro già presenti in maniera massiccia ad Amsterdam) e batterie evolute che garantiscano un’autonomia accettabile (almeno sopra i 300/400 Km).
Due sono quindi le sfide: una in mano alle istituzioni ed ai gruppi di fornitori di energia (che poi una volta installate le colonnine di ricarica, si spartiranno il business della distribuzione), e l’altra in mano ai produttori di batterie che stanno investendo per avere in tempi brevi prodotti affidabili, leggeri e di alta durata a prezzi accessibili. Attualmente si sono introdotti nuovi attori come Tesla in USA e i cinesi stanno arrivando a ruota con la Faraday Future.
Faraday Future
Volksvagen, anche a seguito dello scandalo delle centraline manomesse (Diesel Gate) ha dichiarato di voler vendere una vettura su tre elettrica entro il 2025. Quando si muovono gli ingegneri tedeschi significa che la pianificazione è avvenuta e si devono rispettare i tempi. E forse quelli sono maturi, dopo oltre un secolo e mezzo di motore a scoppio, anche l’economia ha bisogno di cambi strutturali per generare fatturato e crescita.
A dire la verità, dovremmo guardare all’elettrico, se vogliamo parlare di ecologia vera a 360°, includendo il costo ambientale della produzione e smaltimento delle batterie. Nessuno ne parla, ma quanto costa in termini energetici recuperare le materie prime come il Litio (spesso disponibili in paesi in via di sviluppo e pagate pochissimo), trasformarle e renderle disponibili per l’utilizzo nelle batterie delle autovetture? E poi, una volta esauste, alla fine del ciclo di utilizzo, quanto costa smaltirle o ancor meglio recuperane i componenti e riciclarli?
Siamo pronti a tutto questo, abbiamo strutturato dei centri di riciclaggio? La vera sfida è quella di trovare una soluzione che sia ecologicamente compatibile nella sua complessità e non solo per l’utilizzatore finale ricco che vive nelle metropoli occidentali sviluppate e antropizzate.