Niki Lauda, ci lascia un mito della Formula Uno
Il suo mito nell’immaginario collettivo è legato al suo incidente al Nürburgring, quello che gli ha segnato la vita e gli ha deturpato il volto. Da quel giorno il circuito fu chiuso alla Formula 1.
Arturo Merzario, insieme a Harald Ertl e Guy Edwards, riuscì a tirarlo fuori dalle fiamme che avvolgevano la sua Ferrari. Si salvò e dopo un mese e mezzo era in pista a Monza per tornare a correre, cole le ferite ancora aperte.
Grazie alla sua grande forza di volontà e determinazione, è riuscito a rimettersi in una monoposto e ritornare a correre, nonostante il ricordo terribile dell’impatto, del fuoco, di quei secondi interminabili.
I momenti prima della gara
Nato a Vienna il 22 febbraio del 1949, Lauda vinse tre titoli mondiali come pilota di F1 nel 1975, nel 1977 con la Scuderia Ferrari e nel 1984 con McLaren. E’ considerato uno dei migliori piloti della storia.
Calcolatore e razionale, furbo e intuitivo allo stesso tempo, è arrivato nel mondo delle corse ancora molto pericolose, una Formula 1 di uomini eroici e guerrieri. La sua guida pulita e sensibile riusciva ad ottenere il massimo dal mezzo meccanico usandolo come un computer. Queste caratteristiche gli permisero di vincere e di ritornare a vincere in pista dopo aver fatto partire (con molte difficoltà economiche) Lauda Air, la sua compagnia aerea. Aveva preso anche il brevetto per fare il pilota di aerei, sempre in pista insomma.
Fu il primo a portarsi dietro un preparatore atletico in pista, come oggi è la norma. Allora per correre non si pensava si dovesse essere anche atleti. Sosteneva che bisognava rischiare al 99%, tenendosi l1% di margine di sicurezza.
Sosteneva che bisognava rischiare al 99%, tenendosi l1% di margine di sicurezza. Sapeva rischiare con intelligenza, sapeva dominare il rischio, valutare il pericolo, come quando all’ultima gara sotto una pioggia scrosciante in Giappone nel ’76, Lauda si fermò ai box. Al Fuji Lauda ebbe paura e non volle andare oltre. Lo dichiarò come nessun pilota aveva mai fatto prima di allora.
Dopo aver lasciato definitivamente il “Circus”, continuò come consulente del Team Mercedes F1 (di cui è diventato socio) a conferma delle sue qualità di saper gestire le corse e non solo saper correre bene e veloce. Concreto e pignolo, attento e scrupoloso ma sempre molto critico.
Era un “rompiscatole” molto apprezzato che faceva la differenza. Aveva una visione delle corse, del team. Anche il campione di oggi Lewis Hamilton ha beneficiato dei preziosi consigli di Niki.
Lauda rimane nei nostri cuori come un eroe mite, discreto e fine che ha saputo rinascere coraggiosamente e intelligentemente più di una volta. Con uno stile sobrio e molto understatement come un lord inglese, ancorché austriaco.
Niki Lauda